Shaimaa al-Sabbagh fu uccisa esattamente un anno prima di Giulio Regeni, durante il quarto anniversario della caduta di Mubarak. Annullata la condanna all’assassino.
Shaimaa era membro del Partito Socialista di Alleanza Popolare, che organizzò in centro al Cairo una piccola manifestazione pacifica per ricordare la rivoluzione di piazza Tahrir. Ricordo oramai sepolto sotto il colpo di stato di El Sisi.
La repressione non mancò neanche quel giorno. Sebbene piccola e pacifica come manifestazione, la polizia usò la forza estrema, iniziando a sparare con fucili a pompa per disperdere i manifestanti. Shaimaa venne colpita alla schiena.
Yaseen Hatem, il poliziotto che sparò a Shaimaa, i cui ultimi istanti di vita tra le braccia del suo compagno vennero testimoniati in diretta da numerosi obiettivi, due mesi dopo venne condannato a 15 anni di carcere, per omicidio colposo. Domenica, oltre un anno dopo l’uccisione, la Corte Suprema dell’Egitto ha annullato la condanna, e ha ordinato un nuovo processo di primo grado.
Anche se all’epoca il presidente golpista El Sisi aveva pubblicamente condannato l’uccisione di Shaimaa, sembra invece del tutto ripristinata la totale impunità per le forze dell’ordine in Egitto, che va di pari passo con la censura dei media e la repressione del dissenso. Di oltre 100 poliziotti accusati di uccisioni di manifestanti durante il rovesciamento di Mubarak nel 2011, quasi tutti sono stati prosciolti dalle accuse.
( Reuters, Vice News, Egyptian Streets )
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